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Estratto della conferenza “Share Architects”. Praga, Repubblica Ceca. 2019

Tempo di lettura: 4 min.

Qual è la luce giusta per illuminare uno spazio?

La luce può essere declinata in diversi modi a seconda del luogo dove ci si trova e dello spazio che deve illuminare. Ma esiste una luce specifica per ogni ambiente? Se dovessimo seguire solamente le regole -i valori, i livelli di illuminamento richiesti, i rapporti- la risposta potrebbe essere affermativa; ma sarà quella giusta? Per capire meglio come la luce può essere usata basta pensare a un quadro in un museo. 

Si dà per scontato che l’illuminazione corretta del quadro sia quella usata per illuminarlo, ma cosa accadrebbe se si cambiasse il modo d’illuminarlo? Se si usassero ad esempio sorgenti diverse -con temperatura calda, con temperatura fredda, a LED, ad alogeni-, cambierebbero i colori, cambierebbero i contrasti, cambierebbe la luminosità, cambierebbe infine la percezione che abbiamo di esso.

Edouard Manet, Le Déjeuner sur l’herbe. Variazioni cromatiche del dipinto: Il quadro è stato illuminato sotto luci di diverso tipo.

Probabilmente ogni osservatore sceglierebbe un’immagine diversa in base al proprio gusto, al proprio vissuto e forse è proprio questa la risposta alla domanda iniziale. 

Forse non esiste un’illuminazione corretta.

Le opere d’arte sono principalmente illuminate da luci artificiali con caratteristiche diverse tra loro, si potrebbe quindi affermare che la luce corretta per illuminare un quadro o uno spazio sia quella che più si avvicina a quella naturale. Ma anche in questo caso una risposta giusta non esiste poiché la luce naturale è in continuo cambiamento. 

Le proprietà fisiche, le proprietà tecniche della luce devono essere scelte a seconda delle emozioni che vogliamo comunicare.

Come la luce cambia la percezione di un quadro, così la luce può cambiare la percezione dell’architettura e quindi la luce corretta per illuminare un’architettura è quella che non è usata solo per vedere ma quella che coinvolge tutti i sensi, che suscita emozioni, che racconta una storia.

Claude Monet, La Cattedrale di Rouen. Quattro variazioni della cattedrale dipinta in diverse fasi del giorno.

Risulta evidente come sia l’uomo ad agire all’interno dello spazio e a costruire un progetto d’illuminazione. Tuttavia, uno spazio ha le sue esigenze, la sua fisicità, i suoi rapporti, che devono essere mediati dalla tecnica attraverso le nozioni scientifiche della luce.

La luce diventa essa stessa architettura, parte dell’architettura.

Una luce non statica che plasma l’architettura stabilisce perciò un rapporto tra uomo e ambiente attraverso la definizione di scene fatte di luci e ombre. Per rendere possibile tutto ciò il progettista illuminotecnico deve modellare un agente fisico e lo fa usando un linguaggio riconducibile al suo pensiero e alla sua cultura.

Solo così l’architettura diventa viva.

Per rendere chiara la figura del progettista delle luci si può fare un parallelismo con la musica.

Per suonare non basta solo conoscere le note, ma occorre anche che vi sia un direttore d’orchestra che interpreti la musica e crei un’armonia fra i diversi strumenti. Analogamente le luci sono come note musicali sullo spartito. Per illuminare non basta conoscere solo le proprietà tecniche degli apparecchi d’illuminazione ma bisogna creare un’armonia nella luce che essi sprigionano.

Illuminare dunque significa creare armonie, valutare l’ambiente che ci circonda.

L’utilizzo della luce come strumento drammaturgico può essere applicato a qualsiasi spazio costruito. La conferenza, da cui è stato tratto questo abstract, prendeva in esame diversi progetti ed architetture, come il Duomo di Milano o il Museo Poldi Pezzoli, per citarne solo alcuni, in cui le diverse tipologie di luce, sapientemente giustapposte, esaltano, modificano e raccontano l’architettura.

In tutti i casi esposti la luce viene trattata come se fosse una materia plastica e solida per poter cambiare l’architettura nel corso del tempo. Luce e tempo difatti sono due attori inseparabili in un progetto d’illuminazione.

Non esiste un modo di illuminare un’architettura ma esiste un modo di interpretarla. 

L’illuminazione come l’arte è una forma di suggerimento: suggerisce emozioni e, come diceva Borges, “Le cose suggerite sono molto più incisive di quelle spiegate”.

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BRINGING THEATRICALITY TO ARCHITECTURAL LIGHTING
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