
Estratto della conferenza “IES 24. The Lighting Conference”. New York, NY, USA. 2024

Tempo di lettura: 9 min.
COME I CAMBIAMENTI NELLA PERCEZIONE CONDUCONO AD UNA NUOVA PROGETTAZIONE DELL’ILLUMINAZIONE
L’uso massivo delle moderne tecnologie digitali e dei social media ha abituato gli utenti a cercare informazioni e a dare risposte in modo rapido. L’attenzione fruisce velocemente da un contenuto all’altro e ciò non aiuta a fermarsi, a riflettere, a sostare sulle proprie impressioni ed emozioni.

Figura 1. Tempo speso giornalmente sui social media da utenti internet a livello mondiale (in minuti) dal 2012 al 2023. Fonte: GWI; We Are Social; DataReportal; Hootsuite. Statista 20
La fruizione dei musei è ovviamente condizionata da questa attitudine che porta a mettersi in relazione con i reperti e con le opere d’arte in modo passivo e superficiale. Per questo gli allestimenti museali e le mostre non possono limitarsi a esporre una sequela di oggetti illustrati solo da didascalie, ma devono offrire un’esperienza sensoriale coinvolgente.

Figura 2. Percentuale di utenti online negli Stati Uniti che dichiarano di essere dipendenti dai social media, suddivisa per età. Fonte: ThinkNow

Figura 3. Aumento dei trattamenti per il disturbo da deficit di attenzione (ADHD) causato dall’uso dei social media negli Stati Uniti
Attraverso l’uso delle moderne tecnologie possiamo pensare da un’illuminazione che tenga anche in considerazione gli aspetti fisici e psicologici dei visitatori.
La possibilità di creare una luce dinamica, basata sulla raccolta di dati biometrici, fornisce quegli strumenti tecnici che permettono alle persone di regolare la luce migliorando così la loro esperienza di una mostra. Ritengo importante approfondire il tema dell’invecchiamento dell’occhio umano, alla luce soprattutto del progressivo aumento dell’età media nella nostra società.
I principali effetti da considerare sono:
- Una riduzione della dimensione della pupilla e dunque una variazione dell’illuminamento retinico (Figura 5);
- Una diminuzione della sensibilità al contrasto. (Figura 6);
- Un ingiallimento della lente e dunque un’alterazione nella percezione dei colori;
- Un aumento della sensibilità all’abbagliamento, in particolar modo quello disabilitante con l’insorgere di luminanze di velo;
- Una diminuzione della velocità di percezione e un aumento del tempo di adattamento. Pensiamo ai frequenti passaggi da una visione fotopica (opere molto illuminate, spazi all’aperto) a una visione scotopica (opere con bassi livelli d’illuminazione, sale in penombra).

Figura 4. Ripartizione percentuale dei visitatori dei musei in base all’età. Dati in costante aumento considerando il progressivo invecchiamento della nostra società

Figura 5. Relazione tra discriminazione dei colori e illuminamento in funzione dell’età. Fonte: ricerca di Knoblach
Si evince che una variazione delle intensità, dello spettro e del contrasto (figura 6) migliora la percezione in soggetti con disfunzioni visive. Inoltre, questi adattamenti, in particolare l’aumento temporaneo dell’illuminazione basato sulle esigenze fisiche dei visitatori, aiutano la conservazione delle opere d’arte, consentendo di esporle per periodi più lunghi sotto livelli di luce ridotti o spettri luminosi differenti.

Figura 6. Il grafico illustra l’aumento necessario del contrasto in funzione dell’età per compensare la ridotta qualità dell’immagine sulla retina. Ad esempio, il 50% degli individui di sessant’anni richiede un contrasto per i compiti visivi 2,3 volte superiore rispetto a un ventenne. Considerando il 95% delle persone di sessant’anni, il contrasto deve essere aumentato di 5,5 volte. Questo grafico è stato ridisegnato sulla base dell’originale fornito dalla Illuminating Engineering Society
Possibili scenari per un superamento delle barriere percettive.
La possibilità di creare una luce dinamica fornisce quegli strumenti tecnici che attraverso le applicazioni permettono alle persone di regolare la luce (spettro, intensità, contrasto) per migliorare la loro esperienza di una mostra mettendoli agio agio e favorendo così un migliore godimento dell’opera (adattamento, contrasto, acuità visiva, soglia di attenzione). Queste variazioni possono essere controllate attraverso un sistema d’ “illuminazione connessa”. Sensori collegati agli apparecchi d’illuminazione, equipaggiati con un sistema RTLS (figura 9) e applicazioni installate sui dispositivi mobili dei visitatori (braccialetti RFID, badges, telefoni, audio guide) or dispositivi Wi-Fi installati in prossimità delle opere d’arte (Figura 7), potrebbero comunicare fra di loro in modo da poter modificare le caratteristiche delle sorgenti luminose ed eventualmente la loro posizione. Le audio guide basate su applicazioni web, attivate da dati biometrici o codici univoci (Figura 8), possono creare percorsi specifici basate sull’età o su bisogni specifici dei visitatori.

Figura 7. Sensore di luminosità integrato nella didascalia. British Museum

Figura 8. Sensore Wi-Fi collocato vicino ad un’opera d’arte
Le informazioni inviate e raccolte da questi dispositivi potrebbero inoltre essere messe a disposizione dei musei (Figura 10) per analizzare i comportamenti dei visitatori e pianificare o modificare esposizioni attuali o future.

Figura 9. Esempio di sensori integrati nell’apparecchio d’illuminazione. Fonte: illuminazione “AI-Tracklight”

Figura 10. Esempio di uno schermo di un terminale che mostra un’analisi dell’età e genere e visitatori e il loro livello di attenzione registrato attraverso i sensori. Fonte: V-Count
Casi Studio
Per meglio capire come le nuove tecnologie possono migliorare l’esperienza dei visitatori le neuroscienze ci vengono in aiuto.
La percezione non è la registrazione passiva delle stimolazioni sensoriali, ma è condizionata dalle emozioni e dai sentimenti generate da esse.
Le neuroscienze ci parlano dunque di empatia, condivisione, reciprocità, creatività, esperienze mentali che entrano in gioco nel nostro lavoro.Quando offriamo l’interpretazione di un’opera o di un ambiente sulla base dei nostri vissuti, in qualche modo ricreiamo l’opera e l’ambiente illuminandoli e colorandoli con il nostro stato d’animo.
Prenderemo ora a titolo di esempio tre progetti d’illuminazione che lo studio ha seguito.
Il Memoriale della Shoah di Milano. Un’installazione permanente.
Il Memoriale delle Shoah si trova al piano inferiore dell’attuale stazione dei trani di Milano. Uno dei luoghi maggiormente impressi nel ricordo dei visitatori è il “binario dalla destinazione ignota” dove sono conservati i vagoni merci dello stesso modello ed epoca di quelli usati per le deportazioni (Figura 10). In aggiunta una sensazione che si prova solo vivendo gli spazi del memoriale è l’oppressione che si percepisce sentendo il rumore dei treni attuali che, passando al piano superiore, rimbombano e fanno vibrare le pareti. Si è notato che in questi momenti le persone si soffermavano maggiormente davanti ai vagoni.

Figura 10. Un frammento della sequenza d’illuminazione dei vagoni
Il nuovo progetto è dunque incentrato sull’impatto dell’ ambiente sull’esperienza dei visitatori per creare un esperienza sensoriale immersa che integra spazio, luce e suono.
La luce che illumina i vagoni varia in intensità e temperatura di colore in funzione delle variazioni del passaggio dei trani al piano superiore. Questo è reso possibile grazie all’integrazione di sensori di suono, di vibrazioni controllati da un sistema DMX a sua volta interfaccio al sistema DALI che gestirà tutta l’illuminazione del memoriale. In previsione di una futura implementazione del sistema, è stata prevista una serie di dispositivi che permettono di monitorare e regolare in modo costante l’illuminazione garantendo la sicurezza dei visitatori (con disturbi visivi o in caso di emergenza)
Il Museo Poldi Pezzoli a Milano. Un’installazione Permanente.
Una delle caratteristiche principali del Museo Poldi Pezzoli è la presenza di leggeri lampadari, appositamente disegnati per il i suoi spazi. Questi lampadari (Figura 11), le cui “teste luminose” con differenti tipologie di LED sono indipendenti tra di loro, si prestano bene a un progetto di un sistema d’illuminazione connessa e potrebbero inoltre funzionare come “hub” di sistema e connettere applicazioni utili alla gestione del museo (clima, flusso di persone, sicurezza).

Figura 11. Una delle sale del Museo Poldi Pezzoli con i lampadari e un loro dettaglio
I sensori IoT vengono distribuiti in ogni spazio (Figura 3) e, comunicando audioguide o applicazioni PWA, consentono di regolare l’illuminazione in modo puntuale. Una maggiore diffusione si sensori a soffitto, oltre a coprire un’are più grande e oltrepassare ostacoli sottostanti, amplierebbe la copertura di connessioni tra i dispositivi e in un sistema RTLS permetterebbe un rilevamento più accurato della presenza dei visitatori permettendo la regolazione dell’illuminazione anche sulle singole opere d’arte. La possibilità di installare più dispositivi a medio raggio interconnessi tra loro (Wi-Fi, Bluetooth, Li-Fi) consentirebbe inoltre uno scambio maggiore di dati in tempi rapidi. I dati raccolti dai sensori potrebbero poi essere inviati a server centrali permettendo di monitorare le condizioni del museo e consentendo di intervenire tempestivamente in caso di anomalie.

Figura 12. Diagramma esplicativo del sistema d’ “illuminazione Connessa”. Disegno di Marco Miglioli
“Romanticismo” al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Una mostra temporanea.
Mi soffermo in particolare sull’illuminazione di una statua (Figura 13) perché riassume la mia interpretazione del Romanticismo che mette al centro l’individuo con le sue inquietudini e il suo anelito per la libertà. La statua, collocata in una stanza buia, era illuminata con una forte luce, come se l’esplosione di una bomba squarciasse le tenebre proiettando sulle pareti di fondo un’ombra cupa.

Figura 13. La statua de “L’Audace Righetto” e la sua ombra
La statua, scolpita in un marmo luminoso e levigato, raffigura un piccolo eroe, senza macchia e senza ombre. Io invece volevo fornire un’immagine drammaticamente più vera. Con l’uso dei nuovi dispositivi si può dare un’interpretazione ancor più pregnante raccontando le due anime del Romanticismo. Diversi sensori, infatti, rilevando il movimento dei visitatori, possono trasmettere informazioni all’audioguida che a sua volta innesca una sequenza d’illuminazione dinamica sincronizzata con l’audio.
Con il progredire della visita, in sincronia con le audioguide, la luce cambierebbe progressivamente immergendo il visitatore un un’atmosfera cupa e carica di mistero che culminerebbe con l’ombra che si staglia sulla parete di fondo.
Conclusioni
Le motivazioni e le esigenze delle persone che visitano un museo sono molto diverse. L’illuminazione offerta dovrebbe tener conto di queste differenze pianificando diverse modalità di fruizione a cui il visitatore possa attingere. L’illuminazione dei musei non può prescindere da una progettazione inziale meticolosa e approfondita che tenga conto di fattori più ampi della semplice illuminazione neutra dell’opera.
L’impianto d’illuminazione diventa quindi un organismo dinamico, con un “io digitale” che si evolve e può essere ampliato nel corso del tempo in base ai risultati forniti dai “Big Data” raccolti dall’esperienze dei visitatori.
Gli spazi murali e le esposizioni, illuminati dinamicamente, di trasformano dunque in spazi sensoriali che facilitano la lettura e la percezione dell’opera d’arte. Questo si traduce anche in una migliore efficienza energetica, in un miglior benessere dei visitatori e in una migliore conservazione delle opere esposte.
Lo scopo dell’illuminazione di uno spazio museale o di una mostra, riprendendo la nuova definizione di “museo” dell’ICOM, è quello di dare un’interpretazione che permetta una fruizione immersiva.
L’utilizzo di strumenti che interagiscono e comunicano fra loro consente infine di adattare la fruizione delle opere e degli spazi anche a persone con difficoltà psico-fisiche.
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